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L’altra domenica di Leonardo De Nicola. Mitterrand adieu?

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L’espiazione tardiva (in questo caso clamorosamente tardiva) perde molto della sua potenza rieducativa ma lenisce, almeno in parte, il dolore delle famiglie colpite e della comunità intera. Innanzitutto perché gli imputati di 30,40 e anche 50 anni fa sono in larga maggioranza persone “diverse” rispetto al tempo degli accadimenti: il che non autorizza a semplificare o cancellare il problema, ma si pone come un fattore difficilmente non trascurabile.
Ogni persona, a meno che non sia un delinquente seriale, ha nel corso degli anni cambiato lo stile di vita con comportamenti che hanno visto in larga maggioranza scegliere, se non la strada della dissociazione, quella del silenzio.
Poi ci sono i Cesare Battisti di turno che hanno continuato fino alla fine in un delirio di onnipotenza sfidando i familiari delle vittime ed il mondo intero, e qui siamo su un altro piano di discussione. Questa riflessione appare a mio parere doverosa se non si vuole affrontare il problema sotto una forma di giustizialismo sommario. La giustizia “giusta” non può che viaggiare su un doppio binario: accertamento della verità e graduazione delle pene. Il resto è nulla compreso lo show di Ciampino dove lo stesso indifendibile Battisti venne esibito come un trofeo di caccia da due autorevoli ministri del vecchio governo. Stavolta e per fortuna ci piace sottolineare la sobrietà generale tenuta dopo l’importante notizia che la Francia aveva autorizzato l’estradizione e la consegna alle autorità italiane di sei terroristi imputati di partecipazione a banda armata e di Giorgio Pietrostefani, ex militante di “lotta continua” e condannato per l’omicidio Calabresi.
I francesi con molta fatica hanno o stanno superando la cosiddetta dottrina Mitterrand, una sorta di vecchia tutela per chi si fosse macchiato di reati “politici”: la svolta, che oltre al presidente Macron ha portato la firma di due autorevoli esponenti del governo della “republique” di chiare origini italiane come la Cartabia e Moretti, tende essenzialmente ad un riallineamento e a una visione più europeista del diritto internazionale. Il rapporto tribolato con i vicini di casa ha da sempre prodotto diffidenza e competizione e la dottrina Mitterrand, usata a piene mani anche dai governi più conservatori, fa parte di quella vecchia cassetta degli attrezzi buona in ogni occasione per marcare una sostanziale differenza.
Si fanno finalmente i conti con la storia, con quella dolorosa e tragica dei nostri cosiddetti anni di piombo? Ci andrei cauto, perché la storia ha una sua imprescindibile contemporaneità con momenti, stati di animo, tensioni sociali spesso legate ad un periodo determinato se non unico. Non scordiamoci che, pur ovviamente non aderendo alla lotta armata, ci sono oggi in giro migliaia di politici, giornalisti e personaggi più o meno famosi che, da sinistra o da destra, hanno occupato in quegli anni posizioni non secondarie all’interno dei movimenti estremisti.
Una generazione con l’ideologia spesso usata come carburante e in mezzo tante storie diverse, qualcuna con un finale amaro se non con una lacerante devastazione morale. Nessun omicidio può essere cancellato dal tempo e con il tempo. Verità e giustizia sono fondamenta di un paese che si definisce libero e civile. Ne è possibile ignorare il dolore dei familiari delle vittime, persone spesso condannate ad un esistenza tutta in “salita” e segnate dalla tragedia.
È passato tanto troppo tempo….e se questo non cancella, avvolge quantomeno in una cortina nebbiosa i fatti accaduti 50 anni fa in una spirale drammatica intrisa di sangue e polvere da sparo. Il presidente Draghi, figura autorevole e dal grande prestigio personale ha detto che la memoria di quegli atti, giustamente definiti barbari, è ancora viva in tutti gli italiani….Ma ne siamo davvero tutti così sicuri?

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