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Noccioleti in Valdarno: botta e risposta tra Slow Food e Confagricoltura Toscana

Botta e risposta tra Slow Food e Confagricoltura sulle piantagioni di nocciole in Valdarno. Nei giorni scorsi i referenti della Condotta valdarnese dell’associazione fondata da Carlin Petrini avevano scritto una lettera aperta alle istituzioni locali e regionali e al Distretto Rurale del Valdarno Superiore per illustrare i rischi del “Progetto Nocciola Italia”, promosso dalla Cia e dalla Ferrero per destinare 500 ettari di terreni coltivabili in Toscana ai noccioleti.
I responsabili del sodalizio dell’associazione della chiocciolina avevano definito il piano non un’opportunità di rilancio per il settore, ma un serio rischio per l’equilibrio socio-ambientale della vallata. Caratterizzato dalla biodiversità e da uno sviluppo che deve essere “corretto, bello e lungimirante”, era stato sottolineato, il comprensorio potrebbe subire danni dalle monoculture intensive e per questo i promotori della campagna di reclutamento degli imprenditori agricoli erano stati invitati “a desistere dalla volontà di proporre azioni che mettano in pericolo il territorio”. A Comuni della valle (Laterina Pergine e Terranuova hanno già ospitato gli incontri illustrativi), Regione e associazioni di categoria, invece, si rammentava che il piano contrasta con il programma del Distretto Rurale approvato a suo tempo e in particolare con uno degli obiettivi prioritari, la trasformazione in BIOdistretto.
Immediata la replica del presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri che definisce la presa di posizione “ideologica e senza fondamento. La sostenibilità è la chiave per costruire l’agricoltura di domani: ne siamo pienamente convinti – scrive – e crediamo che sia la leva principale da attivare per favorire il ricambio generazionale e l’efficacia economica delle nostre imprese agricole”.
Respinte al mittente tutte le osservazioni: “Non c’è alcuna evidenza del fatto che l’impianto dei noccioleti nei termini previsti dal nostro accordo con Ferrero – continua – possa mettere a rischio l’ambiente. C’è evidenza del contrario, cioè del fatto che i nostri produttori avranno garantito l’acquisto di una elevata percentuale di prodotto ad un prezzo preventivamente concordato”.
Il presidente toscano di Confagricoltura prosegue ricordando che “gli imprenditori agricoli sono i primi a sapere che l’ambiente va rispettato, perché dalla sua tutela traggono il proprio sostentamento. E siamo i primi a riconoscere nella sostenibilità l’arma da usare per far entrare i giovani nelle aziende e per garantire una sufficiente redditività delle nostre attività. La sostenibilità ambientale, economica e sociale è il nostro principale obiettivo. Ci lascia a dir poco perplessi – conclude – chi pretende di subordinare la libertà di impresa non alla reale salvaguardia dell’ambiente, ma a prese di posizione ideologiche e prive di riscontri oggettivi”.

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