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Joel è stato ucciso con un narghilè. Indagini ad un punto di svolta. Domani l’autopsia

Un narghilè lanciato in aria che si spezza e si trasforma in un’arma mortale. Quella che colpisce alla gola e uccide Joel Ramirez Seipio, il trentottenne di origine dominicana morto domenica mattina al culmine di una rissa scoppiata in un locale in zona Poggilupi a Terranuova Bracciolini. Sarebbe questa la prima certezza del lavoro investigativo che ormai da 48 ore impegna senza pause i Carabinieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno decisi a individuare al più presto chi ha ucciso l’operaio residente a Montevarchi. Intanto domani, a Siena, l’autopsia sulla salma del giovane.

Le indagini dei militari valdarnesi, diretti dal tenente Tommaso Forziati, si sono concentrate fin da subito sulla ricostruzione di quei terribili momenti vissuti attorno alle 7, negli scampoli di una serata–evento di musica che aveva richiamato nel locale un gran numero di persone provenienti da varie parti della Toscana e dell’Umbria. Per far luce sull’accaduto, per il quale il responsabile rischia 20 anni di carcere, si sta vagliando ogni fotogramma dei filmati delle telecamere di videosorveglianza delle attività del polo produttivo di via di Poggilupi, vicino al casello dell’Autosole, e gli occhi elettronici della rete dei comuni del fondovalle.

Proprio le immagini confermerebbero l’ipotesi che a ferire a morte alla giugulare il giovane sia stata la componente in vetro della pipa ad acqua «meditativa» di derivazione mediorentale. Di solito utilizzata nelle occasioni di condivisione e relax tra amici, è diventata uno strumento di morte durante la zuffa dell’altro ieri. Un parapiglia improvviso quanto violento, innescato da futili motivi, da un battibecco tra due ragazze difese poi da un manipolo di conoscenti dell’una e dell’altra. Circa venti i contendenti che in seguito si sono spostati nel piazzale e sulla strada dietro la discoteca affrontandosi prima a calci e pugni e quindi facendo volare verso i «rivali» qualunque oggetto capitasse loro a tiro. Compresi gli arredi, sedie, bottiglie, soprammobili e appunto il narghilè che avrebbe procurato alla vittima la lesione al collo poi risultata fatale.

A dare l’allarme, richiamati dalle grida dei partecipanti e dei testimoni, erano stati alcuni abitanti del posto che hanno fatto intervenire gli uomini dell’Arma e il personale dell’emergenza territoriale valdarnese, arrivato con automedica e ambulanza attrezzata della Misericordia di Montevarchi. Stabilizzato, il 38enne è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale della Gruccia dove purtroppo è spirato poco dopo. A nulla sono valsi i tentativi dei medici di opporsi a un destino ormai segnato. Ieri mattina all’obitorio del presidio ospedaliero di vallata si è svolta la ricognizione cadaverica esterna della salma in attesa dell’autopsia che dovrebbe essere disposta a breve ed eseguita dall’equipe di Medicina Legale di Siena. Toccherà all’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo Francesca Eva, scrivere la parola fine alla storia e, pur nel riserbo degli inquirenti, le indagini sembrano essere giunte ad una fase cruciale. Mancherebbero davvero poche tessere alla composizione definitiva del puzzle di una vicenda di sangue che ha scosso la vallata.

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