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Palestre in Valdarno. Parlano gli imprenditori: “Situazione molto difficile”. L’approfondimento di Valdarno 24

Tra le categorie più danneggiate, economicamente e socialmente, da questa pandemia, ci sono sicuramente le palestre. Se albergatori, ristoratori, bar e affini, hanno avuto modo, seppur in maniera diversa e meno profittevole, di esercitare la loro attività, le palestre, escludendo la breve parentesi tra maggio e ottobre, sono completamente chiuse da marzo. Abbiamo intervistato Alessio Grati, titolare delle strutture “Salus” a Terranuova e “H901” a San Giovanni, Federico Arno, titolare invece della “Fahrenheit Gym” di Figline, e Martina Bartoli, proprietaria dell’ “Harmony Club” a San Giovanni, per comprendere dai diretti interessati l’impatto della pandemia su tali strutture sportive.

“Siamo stati chiusi a marzo, abbiamo riaperto a fine maggio, e ad ottobre, proprio una settimana dopo il controllo dell’Asl, che aveva confermato il nostro pieno rispetto delle norme anti-contagio e siamo stati di nuovo chiusi. afferma GratiA livello economico la situazione è molto difficile, sia per le strutture in sé che per i collaboratori sportivi: come palestre abbiamo ricevuto soltanto modeste agevolazioni riguardanti l’affitto come il credito d’imposta, mentre i collaboratori a prestazione occasionale hanno ricevuto dei contributi che però da gennaio non ricevono più. Anche in vista di una riapertura ci vorrà del tempo prima che la situazione economica torni a livelli regolari: noi abbiamo sospeso gli abbonamenti, quindi le entrate potranno arrivare solo da nuovi clienti. A tal proposito ci tengo a ringraziare alcuni clienti affezionati che hanno rinunciato alla sospensione, dandoci un aiuto. Non chiediamo alle istituzioni chissà cosa, basterebbe sospendere le spese, quali affitti e utenze varie, che adesso continuiamo a pagare nonostante la chiusura”.

Anche per la strutture “Fahrenheit” e “Harmony” la situazione è simile: “Siamo in attesa di ristori adeguati sia a livello aziendale che per i collaboratori.  dice Arno – Oltre a non guadagnare abbiamo fatto dei sacrifici, visti gli investimenti effettuati per adeguare la palestra alle norme sanitarie. Vogliamo la possibilità di riaprire in sicurezza”. Sulla stessa lunghezza d’onda Martina Bartoli: “Avendo l’immobile di proprietà non abbiamo beneficiato dei contributi sugli affitti, e non abbiamo avuto nessuno sconto su tasse e spese varie”.

In tutte e tre le strutture sono disponibili per i clienti dei corsi online: “Essendo già preparati dall’esperienza del primo lockdown, ci stiamo muovendo bene per i corsi online, che però non ripagano della fatica e dei costi che ne derivano.aggiunge  BartoliStiamo cercando di offrire ai clienti, anche se a distanza, la stessa esperienza della palestra vera, fornendo a chi lo richiede anche delle attrezzature, come le bici per lo spinning. Siamo anche riusciti a organizzare qualche piccola lezione all’aperto, a 4 metri di distanza l’uno dall’altro nel nostro campo di calcetto, ma la situazione è insostenibile, vogliamo tornare a lavorare”. Anche il Fahrenheit offre corsi on line. “ Ma la palestra nasce come luogo di aggregazione sociale, per creare dei rapporti umani, e a distanza questo non è replicabile – sottolinea Arno – . Palestra è sinonimo di salute e benessere sia fisico che interiore, e purtroppo sta passando il messaggio opposto: penso sia più pericoloso andare a correre in gruppo per strada che recarsi in palestra, in un luogo controllato e tracciato, dove è garantito il rispetto delle norme”.

Per quanto riguarda il futuro, c’è chi ritiene che nel lungo termine la gente tornerà in palestra, raggiungendo i livelli pre-Covid. Ne è convinto Grati: “La palestra è socialità e allenarsi da soli alla lunga è noioso. Penso proprio che la gente ci ritornerà  quando ciò sarà possibile”. “Ci sarà chi avrà inizialmente più paura, e chi non vede già l’ora di poter tornare, ma penso che torneremo a livelli regolari di afflusso, anche se ci vorrà un po’ di tempo”, conferma Bartoli.  Arno pensa invece che ci sarà bisogno di un aiuto del Governo. “Il rischio che la paura prenda il sopravvento e che il danno economico sia di lungo termine c’é – precisa – . Occorreranno secondo me degli incentivi a fare sport,  oltre ad una politica degli abbonamenti a livello nazionale, magari mediante l’erogazione di voucher”.

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