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20 milioni di euro a Castelnuovo dei Sabbioni. Giani: “Il progetto rispondeva ai criteri individuati dal Ministero”

Dovrà essere presentato entro il 15 marzo al Ministero il progetto di recupero del vecchio borgo di Castelnuovo dei Sabbioni, che si è aggiudicato il finanziamento europeo da 20 milioni di euro. A spiegare la scelta della Regione Toscana, che si è espressa sui 44 progetti presentati, il presidente Eugenio Giani. “Tra i borghi che hanno partecipato all’avviso – ha detto – Castelnuovo è quello che maggiormente rispondeva ai criteri individuati dal Ministero. Inoltre il fatto di avere un proprietario unico, il Comune, semplificherà la realizzazione degli interventi necessari alla sua riqualificazione. Sarà un modo per risarcire la ferite provocate dalla guerra e dalla sfruttamento delle miniere”.
Il vecchio paese abbandonato, adesso, potrà rinascere grazie ai finanziamenti europei. Saranno restaurate le case e ricostruiti gli immobili che il tempo e gli scavi minerari hanno danneggiato. Ci saranno interventi di edilizia sociale per riportare famiglie e giovani nel borgo. Si pensa a botteghe per artigiani e per giovani artisti, in modo da farlo vivere, e ad anche un albergo diffuso in un luogo che ha tutte le caratteristiche per attrarre turisti. Attorno al borgo c’è un lago, siamo al confine con il Chianti, a due passi dalla ciclopista dell’Arno che risale verso Gaiole in un’area, quella ex mineraria, che si appresta ad essere riqualificata da Enel.
Giani ha poi ricordato la storia di questo paese, unica in Italia. “Castelnuovo in Avane – ha detto il Governatore – affonda le sue origini nel Medioevo. Nei secoli è arrivato a contare anche cinquecento e più abitanti. Oggi non ci vive neppure un residente: c’è solo un museo, funzionante, realizzato all’inizio degli anni 2000 dalla Regione e dedicato alle miniere. E proprio l’escavazione della lignite, nella seconda metà del Novecento, è stata causa del progressivo spopolamento del borgo. Il minerale – ha ricordato Giani – serviva ad alimentare le vicina centrale termoelettrica di Santa Barbara e l’Enel espropriò il paese. Altri sei abitati furono rasi al suolo. Poi le miniere nel 1994 si esaurirono e l’azienda cedette il paese al Comune. Ma nessuno vi è tornato ad abitare. Spopolato per lo sfruttamento del sottosuolo, ma anche dalla guerra. Castelnuovo è stato infatti teatro di un eccidio nazifascista, sul finire della Seconda Guerra Mondiale. Settantaquattro persone inermi furono fucilate nella piazza del paese”.

L’annuncio del presidente Giani

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