Cerca
Close this search box.

Diminuiscono le imprese, crollo della moda del 30%. L’allarme di Cna Valdarno: “ecco cosa chiediamo”

Nel 2017, in Valdarno, operavano 8.894 imprese. A fine novembre 2020 il numero è sceso a 8.554. Il settore moda ha subito una contrazione del 30%. Sono numeri molto pesanti quelli analizzati dalla Cna. Artigiani e piccole aziende sono state messe a dura prova dal Covid e l’associazione di categoria chiede contributi a fondo perduto, sospensione dei pagamenti di tasse e tributi, agevolazioni tariffarie. Con l’intervento anche dei Comuni. Nella vallata si concentra il 26% delle imprese artigiane della provincia di Arezzo, 2.539 su 9.790. I settori trainanti sono quelli delle costruzioni e del manifatturiero.
“Lavoriamo a ritmi rallentati – ha detto il presidente di Cna Valdarno Fabio Mascagni – . Non è certo pensabile recuperare i livelli pre-Covid nel giro di quest’anno. Lo dicono anche i risultati di un’indagine condotta a livello nazionale secondo cui una piccola impresa su 4 è a rischio chiusura nel 2021. Credo che la situazione economica potrà recuperare appena comincerà a normalizzarsi quella sanitaria: la ripartenza dipenderà dal controllo dei contagi e le prospettive potranno migliorare solo con la rapidità della somministrazione dei vaccini. Mi auguro ciò avvenga nella seconda parte dell’anno”. Unica nota positiva, per Mascagni, il superbonus al 110%, che rappresenta un volano per l’edilizia e, in generale, per l’intera filiera delle costruzioni.
“I nostri uffici hanno messo a punto un servizio con consulenti ed esperti qualificati pronti a rispondere alle richieste di imprese e cittadini”. Il settore moda della vallata sta invece pagando un dazio pesante alla pandemia. Aldo Cappetti, vice presidente Cna Valdarno, ha ricordato che, stime recenti, indicano nel 2020 un crollo di oltre il 30% del fatturato complessivo del comparto tessile, abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e accessori, con picchi aziendali che arrivano ad accusare riduzioni del giro d’affari di oltre il 50%. “Si tratta di un settore costituito in larga parte da artigiani e piccole imprese, con una filiera articolata su tutte le fasi produttive e distributive”, ha aggiunto Cappetti.
Di cosa hanno bisogno le imprese? “I nostri associati – ha precisato la vice presidentedi Cna Valdarno Monica Turini – chiedono contributi a fondo perduto per compensare la forte contrazione dell’attività nel 2020 rispetto al 2019, adeguate risorse per il sostegno al reddito per i lavoratori, la sospensione dei pagamenti di tasse e tributi, tariffe calmierate. Misure che chiamano in causa anche le amministrazioni comunali: dall’alleggerimento burocratico e dei tributi fiscali locali alla lotta all’abusivismo, dai contributi su canoni di locazione alle agevolazioni tariffarie per i centri storici ed i giovani imprenditori”.
C’è poi il problema dell’indebitamento delle imprese verso le banche. A rischio soprattutto le più piccole. “Per molte imprese – ha osservato Fabio Mascagni – si sommano le vecchie rate e quelle nuove, frutto di nuovo indebitamento attivato nel pieno della pandemia, i pagamenti fiscali sospesi e quelli in scadenza, gli stipendi arretrati e quelli da pagare. Il tutto in un contesto di imprese poco capitalizzate che pone molte attività al limite della sopravvivenza anche in condizioni di normalità. L’anno nuovo, come se non bastasse il Covid-19, si è aperto con l’entrata in vigore di una norma bancaria europea per cui basta un’esposizione verso la banca, anche di soli di 100 euro per 90 giorni consecutivi, per essere classificato come cattivo debitore. Regole assurde per effetto degli automatismi incorporati in alcune norme che rischiano di compromettere le prospettive di recupero dell’economia. Su questi come altri temi sarà importante il tavolo delle categorie economiche – ha concluso il presidente di Cna – . Mai come in questa fase i problemi sono trasversali e c’è bisogno di un dialogo tra tutti i protagonisti dell’economia reale nel confronto con le istituzioni, a partire dai Comuni”.

Articoli correlati