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Gigi Riva e la nostalgia di un altro mondo…

Foto Ansa

Un calciatore bravo e famoso: per lui le più grandi società italiane facevano ponti d oro ma…niente da fare. Gigi Riva, in quegli anni dove il calciatore aveva potere zero ed era proprietà assoluta del club aveva rifiutato per tre volte il trasferimento. Le grandi squadre del nord lo volevano fermamente, ma la sua risposta al presidente cagliaritano Andrea Arrica fu sempre la stessa: da qui non mi muovo! Nella triste serata della scomparsa di “rombo di tuono” (il grande Tarcisio Burgnich suggerì a Gianni Brera il termine, ricordando che quando partiva in corsa Gigi faceva…rumore ) abbiamo plasticamente assistito alla nemesi fra il suo e anche il nostro calcio e quello dei giorni nostri, frutto di dirigenti spesso avidi ed incapaci. E cioè…il ricordo di un uomo che, per l’amore dello sport rifiutò un sacco di soldi fischiato indegnamente in uno stadio scelto da chi si è venduto il calcio e lo sport per un mucchio di soldi.

E non ci interessa oggi sapere quali siano le tradizioni di quel paese né l’imbarazzo esibito in campo da tutti i calciatori che cercavano invano di coprire quei fischi (Acerbi e Di Marco quasi supplicanti). Riva, che è stato un simbolo di onestà e rettitudine se ne è andato proprio mentre andava in scena l’ennesimo sfregio al nostro sport più popolare e seguito. Spesso critichiamo la modernità perché vittime della nostalgia e del tempo che passa. In questo caso diremmo proprio di no.

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