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Giornata dedicata a Don Bosco. Parla il responsabile dell’oratorio di San Giovanni: “Nelle sfide di ogni giorno, vivono ancora i suoi insegnamenti”

Don Giovanni Bosco è un santo commemorato il 31 gennaio ma che vive ogni giorno nell’impegno di tanti oratori che accolgono e educano moltissimi giovani. Sacerdote, fondatore dei Salesiani ma soprattutto educatore, Don Bosco ha dedicato la sua vita ai ragazzi, facendo dell’oratorio una vera e propria comunità per accogliere tutti, senza distinzione economica e di provenienza. L’oratorio è ancora oggi una realtà viva e pulsante, centro giovanile delle città e rifugio che incontra sulla sua strada tanti problemi ma altrettante soddisfazioni e vittorie. Abbiamo incontrato uno dei due responsabili dell’oratorio di San Giovanni Valdarno, proprio dedicato al santo, Don Stefano Isolan. L’altra è Claudia Bandini.

“Per la nostra città è importante che l’oratorio parrocchiale sia stato dedicato a San Giovanni Bosco perché occuparci dei ragazzi è parte della nostra vocazione spiega Don Stefano Il nostro obiettivo è espresso in una frase di Don Bosco:<<Non solo che i giovani vengano amati ma che essi stessi si accorgano di essere amati>>. Noi abbiamo deciso di chiudere parzialmente l’oratorio proprio perché ci domandiamo cosa possiamo fare affinchè i ragazzi si sentano amati. L’obiettivo principale è rendere loro una dignità che spesso non hanno, che si sentano in famiglia e fare in modo non tanto che rimangano in oratorio, ma che lo vivano come un luogo in cui crescere e affrontare meglio la vita. Troppo spesso ci sono le distinzioni tra bravi e cattivi ragazzi: vogliamo insegnare loro che il mondo non è marcio e basta, che dentro ognuno vive il bene.<< In ogni giovane, anche nel più disgraziato c’è un punto accessibile al bene>> diceva Don Bosco, stiamo facendo dei suoi insegnamenti una guida per la nostra missione.”

L’obiettivo è proprio quello di far sentire i giovani amati e di fare dell’oratorio una vera comunità. Per fare ciò deve essere vissuto come casa da tutti i cittadini di San Giovanni mentre ora ciò che manca è proprio la partecipazione collettiva.

“La comunità stenta a rispondere, fa fatica e questo dispiace perché l’oratorio non è del prete ma della comunità di San Giovanni e dovremo farcene carico tutti quanti – ha aggiunto – Non è facile perché sembrano tempi in cui si punta a sopravvivere e non resta molto spazio per la gratuità. Cerchiamo volontari per l’oratorio e vogliamo abbattere un pregiudizio molto importante. Fare il volontario non significa caricarsi di un impegno gravoso, bastano due ore a settimana per fare la differenza nella vita dei ragazzi e dell’oratorio. Cerchiamo allenatori per creare squadre sportive, volontari per il doposcuola o semplicemente persone che sorveglino i ragazzi. Cerchiamo anche proposte per sport o attività ludiche, per non lasciare che i ragazzi stiano lì con le mani in mano.”

In questo percorso impegnativo e difficile, fortissima è la testimonianza di vita lasciata da Don Bosco.

“Don bosco ha sentito la fatica di un’adolescenza vissuta nella povertà – ricorda Don Stefano – e nella lontananza dai genitori, costretto a lavorare da molto giovane. Viveva in un contesto di vero disagio giovanile, testimoniandoci di come questo non sia un problema esclusivamente moderno. Crescendo nella fede, ha sentito la chiamata a dedicarsi completamente a questi ragazzi: oggi come allora non c’erano solo i poveri economici ma anche generazioni strutturalmente povere. L’adolescente è di fatto una persona povera a cui mancano le relazioni positive, a cui manca una prospettiva di vita, mancano affetti e fiducia. Don Bosco ha fatto dell’oratorio una comunità per tutti i ragazzi, senza alcuna distinzione. E’ riuscito, con l’aiuto di Dio, a far trovare una famiglia a ragazzi che non ne avevano una, strappandoli dalla dinamica del branco per cominciare con loro un cammino di crescita umano, spirituale e professionale.”

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