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Cappetti di Cna su moda e pelletteria: “ci vuole la formazione. Fondamentale il rapporto con le scuole”

“Per uscire da questa crisi drammatica bisogna puntare sulla formazione”. Lo ha detto Aldo Cappetti, maestro pellettiere e vice presidente della Cna Valdarno, analizzando il momento, complicato dell’intero settore, uno dei fiori all’occhiello del sistema produttivo della vallata. Cappetti ha ricordato infatti che nel territorio c’è un distretto molto importante legato alla moda e alla pelletteria, nel quale operano imprese della filiera del made in Italy di qualità che coniugano manifattura artigianale, creatività, innovazione, sostenibilità e danno vita, con il proprio know – how, ai celebri prodotti del lusso.
“L’impatto della pandemia è stato forte in termini di fatturato e di export. – ha detto – Spero in segnali positivi a partire dalla seconda metà dell’anno per la campagna vaccinazioni, la riapertura delle frontiere, il cambio di stagione. Dobbiamo difendere il territorio e le nostre capacità artigianali; la manodopera qualificata nel mio comparto è merce rara, il turn over generazionale si è inceppato. E’ per questo che ritengo strategica la collaborazione tra mondo della scuola e mondo delle imprese: salvare le maestranze che tutto il mondo ci invidia e coltivare il talento dentro la scuola e all’interno dell’impresa”. Il vice presidente di Cna chiede quindi di investire sulla formazione.
“Dopotutto – ha ricordato – , se il ‘made in Italy’ è di per sé un marchio, noto e apprezzato nel mondo, è proprio grazie alla riconosciuta abilità dei nostri artigiani. Un’abilità che rischiamo di perdere se non investiamo, appunto, nella formazione a partire dalla scuola e fino all’ingresso in azienda”. Cappetti ha visitato di recente l’istituto Isis Valdarno, che ha attivato l’indirizzo sulla pelletteria a partire dall’anno scolastico 2021-2022. “Per un’azienda artigiana che lavora per le più importanti griffe del lusso, le risorse umane sono tra i fattori determinanti del suo successo in termini di competenze, ritmi e carichi di lavoro, capacità e qualità produttiva – ha proseguito l’imprenditore – . I giovani che sono entrati in azienda da me non erano subito pronti al lavoro che li aspettava: come imprenditore ho impiegato mesi a trasmettere loro le conoscenze necessarie per farne le maestranze del futuro. Tra il progettare un prodotto e la sua realizzazione ci corre un abisso, tra queste due fasi c’è quella dello sviluppo del prodotto, che è quell’area di apprendimento che fa crescere i ragazzi. Per questo sono sempre stato un fan degli stage e dei progetti di scuola lavoro: è necessario saper lavorare con le mani la materia, toccarla, riconoscerla”.
“Certamente – ha concluso – , la teoria è importante e lo sviluppo tecnologico ha migliorato molto i metodi di produzione, ma non ha sostituito la pratica che, secondo me, deve tornare centrale”. Esperienze di stage, di alternanza scuola-lavoro, di attività laboratoriali a fianco dei maestri artigiani sono il percorso su cui associazioni di categoria come la Cna contano per avvicinare il mondo della scuola e mondo del lavoro e formare quelle figure professionali di cui l’economia locale ha bisogno per garantire continuità aziendale ed occupazione guardando alla post pandemia.

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