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La Var delle polemiche (e il resto)

Quando venne inserita la Var come supporto arbitrale e cioè l ‘uso in presa diretta delle immagini, si pensava che questo fosse un passo decisivo verso la cosiddetta oggettività. Niente da fare, viste le polemiche e gli errori che continuano senza sosta ad occupare le domeniche del pallone. L’oggettività di per sé è una parola assai rara e difficile da raggiungere quando tutto dipende giocoforza dall’ occhio e dalla volontà stessa dell’ uomo, pensiamo addirittura come sia per esempio possibile nei tribunali l’interpretazione della stessa legge scritta che, sulla carta, non dovrebbe consentire margini di manovra. Qui…c’è di più: l’arbitro non vede (come è accaduto per 100 anni) oppure vede male e la correzione è si affidata alle immagini TV, ma anche all’interpretazione che il  “varista” dà alle immagini stesse, qualche volta addirittura superate da un fotogramma di un normale telefonino. Ed ecco…il caos ed anche la diversità fra partita e partita nell’ utilizzo del mezzo stesso: prendiamo l ‘ultima giornata, dove la moviola ha vivisezionato ogni fotogramma della gara di Reggio Emilia ma non così si è comportata da altre parti, anzi il contrario.

Per tendere all’oggettività che non sarà mai raggiungibile veramente, a questo punto, sono necessari dei correttivi urgenti: il primo è quello di considerare non negativa una direzione di gara dove l ‘arbitro venga richiamato più volte alla Var, cosa che al momento non accade . È risaputo che ci sono arbitri di fama che gradiscono poco o punto essere richiamati nel corso della partita…e tutto questo finisce spesso per creare un pesante cortocircuito. Nel senso che, se una domenica arbitra x e y è al Var e la domenica successiva si invertono i due ruoli, non è peccato oggi pensare come una mano aiuti l’altra, cioè io non faccio oggi a te quello che te non vuoi domani avere da me….Per ovviare a questo e ridurre i margini di sudditanza reciproca bisogna svincolare il più possibile chi opera in sala Var a Lissone da chi arbitra in campo, a costo di ridurre il ruolo del direttore di gara stesso (cosa peraltro già avvenuta col fuorigioco e il goal no goal con gli assistenti).

Insomma, non avere timori a chiamare…e senza prendersi il rischio di decidere per chi dovrebbe ancora decidere e cioè l arbitro in campo.
Tutto questo porterebbe inevitabilmente ad un dilatarsi dei tempi di gioco allungando le partite stesse, ma è un rischio che va assolutamente corso a costo di annoiare lo spettatore e il tifoso che, del resto, allo stadio, ha già cambiato la percezione delle cose e anche delle proprie emozioni…(si aspetta prima di gioire del tutto). Un’altra opzione, come accade nella pallavolo, potrebbe essere la Var a “chiamata” e cioè lasciando alle panchine la possibilità di intervenire un paio di volte a partita. C’è poi il calcio dei nostri paesi che, alla luce di quel che accade, pare uno sport diverso dove si continuano a convalidare goal in fuorigioco o a annullarli ingiustamente, dove vale la prima decisione sempre e comunque senza nessuna possibilità di riavvolgere il nastro. Il calcio si interroghi su tutto ciò e agisca di conseguenza.

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