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Ospedale del Valdarno: il sindaco di Montevarchi rilancia la battaglia per una deroga di 1° livello

“L’ospedale della Gruccia deve essere classificato come presidio di 1° livello”. Il sindaco di Montevarchi Silvia Chiassai Martini riporterà sul tavolo della Conferenza dei Sindaci la questione dopo aver richiesto un nuovo incontro all’assessore regionale alla Salute Stefania Saccardi.
La premessa della nuova mobilitazione è la “marcia indietro” della Regione sulla zona di Arezzo che avrà un distretto sociosanitario autonomo rispetto all’accorpamento approvato in precedenza con il Casentino e la Valtiberina. Un ripensamento che, secondo la prima cittadina, deve riaprire la riflessione anche sulle istanze presentate dal Valdarno.
“Ritengo che sia fondamentale, pur avendo già preso l’iniziativa di chiedere il coinvolgimento della Regione, di trovare prioritariamente una condivisione in Conferenza dei Sindaci per impegnarci sull’ospedale del territorio, cominciando a evitare gli errori del passato. L’area del Valdarno – scrive – è una zona di confine, divisa tra due Asl differenti, che resta pericolosamente marginalizzata in un contesto di riorganizzazione del sistema sanitario regionale su area vasta, dove, come ho denunciato più volte, la coesistenza di due strutture ospedaliere di Montevarchi e del Serristori di Figline non poteva rimanere estranea alla perimetrazione dei distretti.
Purtroppo, la mancata volontà politica nella costituzione di un distretto sanitario unico ha rappresentato, di fatto, un impedimento al raggiungimento del bacino di utenza di oltre 150.000 abitanti, previsto per legge, e quindi alla possibilità della classificazione del nostro ospedale come presidio di 1 livello. Una condizione di evidente criticità, in quanto, il monoblocco, è classificato per legge come “presidio ospedaliero di base”, con un bacino di utenza tra 80.000 e 150.000 abitanti che dovrebbe essere dotato solamente di Pronto Soccorso, con la presenza di un numero limitato di specialità ad ampia diffusione territoriale: Medicina Interna, Chirurgia Generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità h24, Radiologia, Laboratorio, Emoteca e letti di “Osservazione breve intensiva”.
Ciò significa che le altre specialità “aggiuntive”, già presenti, che per la quasi totalità sono quelle di una struttura ospedaliera di 1 livello (salvo Otorinolaringoiatria e oculistica che prestano attività e ricovero solo in “day surgery”) potrebbero essere messe in discussione non avendo il “riconoscimento di legge”. Non a caso, avevo presentato al Consiglio Regionale della Toscana un emendamento alla proposta di legge di revisione degli ambiti socio-sanitari regionali, prevedendo che nelle zone distretto i cui comuni afferivano a due aziende asl diverse, si potessero attuare particolari deroghe.
La tutela della sanità territoriale, considerando anche i 38.000 accessi all’anno al nostro Pronto Soccorso, passa inderogabilmente attraverso la salvaguardia di specialità, reparti e servizi già attivi all’ospedale del Valdarno”.
Chiassai Martini ritiene indispensabile la mobilitazione per ottenere la deroga “in virtù di una collocazione in una zona di confine e di specializzazioni adeguate che rappresentano un polo attrattivo per una popolazione situata tra Arezzo e Firenze”.
L’auspicio è che la richiesta possa trovare il sostegno della Conferenza dei Sindaci e delle rappresentanze istituzionali in Regione e in Parlamento, “visto il tema che tocca la pelle di tutti i cittadini”, conclude.

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