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Perdono e Giustizia. Giovanni Impastato e Carlo Castagna, all’auditorium di Loppiano

Si è tenuto Sabato scorso all’auditorium di Loppiano, l’incontro organizzato dalla Onlus Fraternità di Romena sul tema della giustizia e del perdono. Tra i vari interventi, due sono stati particolarmente rilevanti. Il primo è stato quello di Giovanni Impastato, fratello di Giuseppe Impastato detto Peppino, giornalista, poeta e attivista, ucciso dalla mafia per averla sfidata e combattuta usando, spesso e volentieri l’arma dell’ironia. Giovanni ha introdotto un concetto fondamentale, propedeutico al perdono, la giustizia.
“Chiedere o fare giustizia, non significa avere sete o voglia di vendetta – ha raccontato – . Equivale invece ad una sete ed una fame di verità. Verità storica, che io e mia madre già sapevamo, ossia che Peppino era stato ammazzato dalla mafia” . Qualcuno, infatti, aveva ipotizzato che Impastato fosse morto suicida nel tentativo di preparare un atto terroristico. La lunga battaglia legale, condotta dai familiari di Giuseppe, ha consentito di riconoscere la matrice mafiosa del suo assassinio. Giovanni, anche dopo la sentenza di condanna, ha continuato ad andare in giro nelle scuole per far capire ai giovani quello che è il valore della giustizia, ed è proprio ai giovani che ha detto una cosa molto importante.
“Non sempre, ma spesso, mi capita di vedere nei giovani l’indifferenza. Bisogna fare attenzione – ha aggiunto – , perché se dall’indifferenza si cade nella rassegnazione allora non si torna più indietro. Dalla rassegnazione si fanno forti alcuni dei mali peggiori, non solo la mafia, ma anche, ad esempio, il razzismo”. Riguardo al perdono Giovanni non si è sottratto. “Io potrei anche perdonarli, ma non spetta a me, spetta a qualcuno che è più in alto di me”.
Il secondo intervento, è stato quello di Carlo Castagna, protagonista involontario della strage di Erba nella quale persero la vita la moglie Paola, la figlia Raffaella ed il nipotino Yussef, uccisi dai vicino Olindo Romano e Rosa Bazzi, per futili motivi di condominio. L’uomo ha stupito ed emozionato tutti per la sua umanità e la sua fede, che definire granitica sarebbe un eufemismo. Quella stessa fede e quella stessa umanità che lo hanno portato a perdonare gli assassini della sua famiglia ancora prima che venissero scoperti.
“Ho dovuto perdonarli, perché questo gesto di odio brutale è stato sollecitato dal demonio, il quale ha trovato terreno fertile in due anime fragili”. Anche lui, ha cominciato a portare in giro per l’Italia la sua esperienza, raccontando, con libri ed interventi, quella che è stata l’importanza di un gesto così controcorrente come il perdono. Soprattutto in presenza di un gesto così brutale. Perché il punto è proprio questo: in cuor nostro, siamo tutti chiamati a farci custodi della vita degli altri, anche di ci fa del male. “Sempre accompagnato” come lui stesso ha detto, dalla solitudine, la cui presenza era inizialmente insopportabile, e dalla beatitudine. “Ora – ha aggiunto – sono questi due aspetti che mi aiutano ad andare avanti e cercano di darmi sostegno”.
L’evento è stato organizzato dalla Fraternità di Romena. Un evento che, a detta degli organizzatori, è stato molto importante, in quanto il perdono è una delle tappe di un cammino di resurrezione che Romena propone ogni anno.

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