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A Terranuova un poliziotto della scorta di Falcone sopravvissuto alla strage. Ha incontrato gli studenti

E’ stato un incontro voluto e organizzato a 25 anni dalla strage di Capaci, che distrusse la vita del Giudice Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e di alcuni uomini della scorta. Una strage cui scampò miracolosamente Angelo Corbo, che rimase solo ferito. Ed è stato proprio lui questa mattina l’ospite e il relatore di un incontro pubblico con oltre 120 studenti delle scuole secondarie di primo grado di Terranuova che si è tenuto nella sala consiliare. Il poliziotto ha parlato di mafia, ha ripercorso quei drammatici momenti e ha parlato anche del fenomeno del bullismo, che assume qualche volta atteggiamenti in parte mafiosi.
Ad introdurre la conferenza è stato il sindaco Sergio Chienni, che ha ricordato come quella di Capaci sia una ferita ancora aperta. ” L’incontro di oggi – ha aggiunto – non vuole essere una mera commemorazione ma un’occasione per parlare di mafia, per imparare a riconoscere e combattere atteggiamenti di prepotenza che si vivono nel quotidiano. Il nostro territorio – ha continuato il Sindaco – non è immune a fenomeni mafiosi e la presenza di due immobili confiscati alla criminalità lo dimostrano. Dobbiamo mantenere sempre alta l’attenzione e questo appuntamento offre agli studenti la possibilità di conoscere una pagina della nostra storia recente direttamente dalla testimonianza di un sopravvissuto alla strage”.
Angelo Corbo, autore anche del libro “Strage di Capaci. Paradossi, omissioni e altre dimenticanze”, ha raccontato agli studenti quei terribili momenti vissuti venticinque anni fa a pochi metri dallo svincolo di Capaci,
analizzando gli aspetti umani della strage e le emozioni di quei giorni. Essendo il più giovane degli uomini di scorta, si trovava nella macchina che seguiva il Giudice, seduto dietro, incaricato di controllare il lato posteriore. I tre uomini della sua auto riportarono gravi ferite, ma sopravvissero: con Angelo Corbo, c’erano Gaspare Cervello e Paolo Capuzza. Sopravvisse anche l’autista giudiziario Giuseppe Costanza, che si trovava seduto dietro, nella automobile guidata dal giudice Giovanni Falcone.
L’incontro nella sala del consiglio comunale è stata anche occasione per poter illustrare le ragioni che lo
hanno indotto ad entrare nel corpo della Polizia e a 24 anni a far parte della scorta del giudice Giovanni
Falcone. “”Da ragazzo – ha detto il poliziotto – non ho potuto giocare coi miei coetanei perché i miei genitori per proteggermi non mi facevano uscire. Infatti la mafia si insinua subdolamente anche tra i più piccoli che giocano in strada, chiedendogli, in cambio di denaro, di segnalare l’arrivo delle forze dell’ordine o di persone estranee al
quartiere. In seguito chi ha fatto da ‘palo’ – ha aggiunto – viene coinvolto via via in azioni sempre più delittuose. Giocare coi miei coetanei era un mio diritto che la mafia mi ha tolto, così come sottrae tanti diritti anche agli adulti. Per affermare questi diritti e contrastare il perpetrarsi di ingiustizie sono entrato in Polizia”.
Corbo ha parlato anche del fenomeno del bullismo: “Anch’io da piccolo ho subito atti di bullismo – ha raccontato – e non sono riuscito a ribellarmi, a chiedere aiuto alla mia famiglia e ai professori: niente di più sbagliato. I bulli assumono, con le debite proporzioni, atteggiamenti mafiosi: minano psicologicamente la vittima, tendono ad isolarlo e impaurirlo, contano sul fatto che non racconterai alle autorità cosa stai subendo. Il bullismo – ha proseguito – è una forma primordiale di mafia. Bisogna ribellarsi con forza alle angherie e non essere indifferenti di fronte a gesti di sopraffazione e prepotenza perché voltarsi dall’altra parte vuol dire essere conniventi”.
L’incontro si è concluso con un invito ai presenti da parte del Sindaco Chienni: “In seguito alle stragi
ci fu una forte mobilitazione popolare – ha detto il primo cittadino – ed è rimasto famoso quanto scritto da alcuni giovani manifestanti: ‘Non li avete uccisi, le loro idee camminano sulle nostre gambe’. Noi tutti – ha concluso Chienni – dobbiamo sentire la responsabilità di essere eredi dei valori e dell’impegno di tutti coloro che hanno combattuto le organizzazioni mafiose. Ringrazio Angelo Corbo per la sua preziosa testimonianza che ci invita a riflettere e ad agire”.

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