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Christian Riganò e la sua “nuova” vita da muratore. “Ho guadagnato bene, ma bisogna tornare a lavorare”

Foto tratta da Viola News

È una bella storia quella di Christian Riganò, ex calciatore della Fiorentina, che negli ultimi anni della sua carriera ha indossato anche la casacca dell’Aquila Montevarchi. E lo ha fatto negli anni della ripartenza dalla seconda categoria, quelli della rinascita del calcio rossoblu. Adesso Riganò, come ha raccontato al Corriere Fiorentino, dopo aver appeso definitivamente le scarpe al chiodo, fa il muratore. “Ho guadagnato bene, ma bisogna tornare a lavorare”, ha detto, con la sua consueta schiettezza. L’ex bomber viola, che dopo aver smesso di giocare a calcio ha avuto anche una parentesi da allenatore ad Incisa, ha dichiarato di non essere adatto al calcio di oggi.

“Due cose so fare nella vita: i gol e il muratore. Così, dopo aver smesso di giocare, sono tornato a fare il mio mestiere: mi piace e ne vado orgoglioso”, ha detto ai colleghi del Corriere mentre era al lavoro in un cantiere di Firenze, a due passi dal Ponte Vecchio. Lui che a Lipari, nel cuore delle isole Eolie, luogo natio, di giorno faceva il manovale e la sera andava ad allenarsi. Poi l’esperienza al Messina, all’Igea Virtus e al Taranto, dove segnò una valanga di goal.

Infine la chiamata di Giovanni Galli, che lo portò alla Fiorentina dei Della Valle, che era finita in C2 dopo il fallimento. Dal 2002 al 2005 57 gol in 94 partite per il centravanti siciliano, che dopo l’esperienza in viola indossò altre casacche, tra cui quella dell’Empoli, del Siena e della Ternana fino ad arrivare, nella stagione 2011-2012 al Montevarchi, che era appena fallito e con una nuova società di imprenditori del posto era pronto a ripartire dalla seconda categoria. Una grande esperienza, anche di vita, quella di Riganò in Valdarno. Il bomber di Lipari fece infatti da chioccia ai tanti giovani che indossavano la gloriosa casacca dell’Aquila e soprattutto segnò 16 goal in 22 partite.

Poi altre esperienze e una breve carriera da allenatore alla Settignanese, all’Incisa, al Fiesole e all’Affrico. “Io sono questo: amo costruire e riparare le cose. Così, non avendo avuto chiamate per allenare, sono tornato a fare il mio lavoro – ha detto Riganò – Ho preso due patentini per allenare…Amo il calcio, ma si vede che non sono adatto per quello di oggi, fatto principalmente di sponsor, non accetto compromessi. Certo, se poi arrivasse la chiamata giusta sarei pronto a tornare in panchina. Sì, ho guadagnato bene e ne sono felice – ha aggiunto l’ex calciatore al Corriere Fiorentino – Nella mia intera carriera, però, ho incassato quanto quello che molti giocatori di media fascia oggi guadagnano in due tre mesi. Così, poi, bisogna tornare a lavorare”.

Christian Riganò abita a Firenze, nel quartiere di Campo di Marte, a pochi passi dallo stadio Artemio Franchi. “Lo spogliatoio è la cosa che mi manca di più: lì si litiga e si scherza, è il cuore del calcio. Ho avuto l’onore di giocare contro Del Piero, Batistuta, Er Pupone… Però io sono di vecchio stampo, come al lavoro: datemi una terra e, con due colleghi, siamo in grado di tirare su una casa”. Questo è Riganò.

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