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Montevarchi. Il pompiere Carlo Botti va in pensione dopo 34 anni di attività: “ma chi è Vigile del Fuoco lo rimane per sempre”

“Ho potuto fare il lavoro più bello del mondo, il sogno di ogni bambino e svestirò la divisa solo virtualmente, perché chi è Vigile del Fuoco lo rimane per sempre”. Parole non di rito, ma che partono dal cuore, pronunciate con un velo di commozione da Carlo Botti che da domani lascerà per raggiunti limiti di età il servizio attivo e l’incarico di capo distaccamento dei Vigili del Fuoco di Montevarchi. Approda al traguardo della pensione dopo 34 anni di servizio nel Corpo che lo aveva accolto una prima volta per la leva militare il 3 settembre del 1982.

Aveva da poco raggiunto la maggiore età quando è partito per frequentare il corso trimestrale Allievi Vigili Volontari Ausiliari di Capannelle a Roma propedeutico per passare al servizio effettivo. Terminata la naia per qualche tempo si è dedicato ad altro, ma quel mestiere che incarnava la passione originaria, ovvero mettersi a disposizione del prossimo, era un richiamo troppo forte e impossibile da dimenticare. E l’occasione per riannodare il legame è arrivata nel 1990 quando è stato bandito il concorso pubblico. Lo ha vinto e il 2 aprile è rientrato in pianta stabile nei ranghi dei pompieri. Prima destinazione Milano, quindi il trasferimento a Siena e al distaccamento di Piancastagnaio e da qui al Comando provinciale di Arezzo.

Nel 1991 Botti è approdato definitivamente a Montevarchi dove ha percorso i vari step della carriera, come capo squadra, capo sezione, capo reparto e infine, dal 3 agosto del 2020, alla guida della caserma montevarchina nella quale operano 29 persone suddivise in 4 turni. “E’una grande famiglia composta da professionisti preparati grazie all’addestramento quotidiano e che intendono il loro lavoro come una missione – afferma con orgoglio. Il nostro distaccamento dispone di tutte le specializzazioni e in un anno in media compie 1500 interventi, senza contare le trasferte in caso di calamità naturali”.

Sarebbero mille gli aneddoti e gli episodi da ripercorrere in un periodo così lungo tra la gente: le missioni nelle zone devastate dalle alluvioni e dai terremoti, in Umbria, Abruzzo, a San Giuliano di Puglia; i soccorsi alle persone in difficoltà, le emergenze di ogni giorno, gli eventi eccezionali, come gli incendi devastanti alle aziende Lem e Valentino di Levane. Carlo Botti però vuol soltanto ringraziare i colleghi che lo hanno accompagnato in un viaggio carico di emozioni e in particolare i suoi ragazzi che gli dedicheranno un saluto non formale e i vertici provinciali del Corpo, a cominciare dal comandante ingegnere Roberto Bonfi.

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