Giorgio Napolitano nel 1992 era Presidente della Camera ed era venuto a Cavriglia per onorare assieme a noi le vittime dell’eccidio nazifascista del Luglio 1944. Credo sia stato il 4 Luglio più freddo e piovoso che io rammenti. Lo ricordano le immagini, ombrelli, pioggia ed il Presidente Napolitano addirittura con un protettivo soprabito autunnale. Erano i tempi dell’avvio delle grandi inchieste di “mani pulite” e la Prima Repubblica stava chiudendo il suo sipario assieme al crollo dei partiti del novecento e di molti personaggi che li avevano diretti.

Io ero un giovane Sindaco che era stato chiamato alla guida di una Comunità che aveva ereditato storia, cultura ed economia di una terra, molto segnata dalle sue vicende umane, sociali ed industriali. Il Comune delle miniere di lignite e dei grandi mutamenti geomorfologici, ma anche dell’antifascismo e dalla forte coscienza politica. Proprio perché avvertivamo quei mutamenti con il Sindaco che mi aveva preceduto Brunetto Pelagani e con quello che mi avrebbe seguito Ivano Ferri avevamo deciso di affidare la narrazione di quella storia ad un artista assolutamente inconsueto, originale ed innovativo, Venturino Venturi. Il grande murale che ancora oggi racconta a Castelnuovo dei Sabbioni, con una fantastica forza espressiva e poetica, i drammi, la fatica ed il riscatto di quel popolo speciale. Napolitano accolse con piacere il mio invito.

L’inaugurazione del murale ed il suo intervento a Meleto Valdarno ebbero una grande risonanza mediatica e morale. Parlò a lungo di quello che il Paese stava attraversando. “Dobbiamo costruire una Repubblica rinnovata, ma che sappia mantenere radici stabili nei valori della Resistenza. Occorre compiere un risoluto sforzo di risanamento morale, per ristabilire i valori della legalità e ricostituire il sistema politicoistituzionale con il determinante contributo di tutti i cittadini” Poi concluse rivolgendosi a me ed alla mia allora giovanissima Giunta “con il vostro determinante impegno ed esempio!”