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Il Genoa ha 130 anni, onore al vecchio grifone…

Lungo le calate dei vecchi moli cariche di odori, il dottor Spensley fece rotolare un pallone. English style…of course, secondo la moda di fine secolo: in terra di Albione il fine settimana era dedicato agli sports quando da noi ancora si camminava con le pezze sotto il sedere, inutile nasconderlo. I genovesi ribattezzarono Spensley “u megu”, una sorta di alchimista filantropo che spaziava da ogni parte e in ogni luogo. Medico, scout, insegnante e via discorrendo. Il 7 settembre 1893 si costituì grazie a lui il Genoa cricket and football club, le prime partite furono giocate alla “Caienna” che era un campo in terra battuta dove oggi pressappoco sorge il Ferraris… Primo in tutto il grifone…a vincere gli scudetti e anche ad attraversare gli oceani in nave. Sotto la lanterna arrivò negli anni 30 per vestire la maglia rossoblù il centravanti argentino Stabile, un asso che ebbe la sventurata sorte di rompersi un menisco, e a quei tempi…buonanotte ai suonatori.

Il Genoa leggendario di De Vecchi, il figlio di Dio, ma anche di Leale, Ottavio Barbieri e Luigin Burlando, mai nessuno come lui. Alle Olimpiadi di Amsterdam prese parte in maglia e canottina azzurra sia al torneo di calcio che di pallanuoto e fu inoltre un protagonista del “savate” una specie di lotta libera e di pugilato insieme. I fasti dell’anteguerra, il vecchio “balordo” come lo definì Gianni Brera, non li ha più raggiunti, ma lungo il Bisagno i tifosi inclini al mugugno sono straordinariamente rimasti appassionati ed hanno potuto vedere le giocate di Verdeal, di Abbadie, di Gigino Meroni. E “palla di gomma” Fosco Becattini ed il tigre Rivara da Ronco Scrivia sulle alture cittadine.

Fu Arturo Sandokan Silvestri a riportare in alto il Genoa caduto addirittura negli inferi della terza serie. Passando però da una partita che se dalle nostri parti ha rappresentato il paradiso calcistico, per il popolo del grifone assomiglia ancora oggi ad un inferno e cioè al punto più basso della storia. Dicembre 1970: A Marassi Genoa 0- Montevarchi 1, goal partita di Piero Bencini sotto la gradinata nord. Per i rivali blucerchiati la…manna piovuta dal cielo, fra lazzi, frizzi e sberleffi assortiti. Anni su e giù come la storia della società…da sempre. Pruzzo, Bruno Conti, Damiani, gli allenamenti con Gigi Simoni a Sant’Olcese, posto ideale per assaggiare il noto salame ma poco incline per ragioni geografiche alla pratica del football.

E mentre la Samp vola con Mantovani fino allo scudetto (visto e vissuto gridano i tifosi del baciccia orgogliosi), il grifone si accartoccia su se stesso. Lo scuotono il professore, Franco Scoglio da Lipari (ad minchiam) e Osvaldo Bagnoli che fa vivere ai tifosi un terzo posto in campionato ed una semifinale europea dopo l’impresa di Liverpool. Aguilera e Skuravy i gemelli del goal ma…dura poco, è sempre così…quando si parla di Genoa . Gli anni di Preziosi non senza tormenti vedono comunque ancora lampi di gloria e giocatori importanti sotto la nord, su tutti il principe Diego Milito.

Oggi la società è in mani straniere come molte altre, con la presidenza del medico dello scomparso cavaliere…Il popolo continua a fare la sua parte, con 27 mila abbonamenti, quarto incasso al botteghino della massima serie. Tifosi importanti ha avuto il club, i sampdoriani dicono che i genoani soffrono di autoreferenzialità…Gilberto Govi (prima di entrare in scena voleva sapere il risultato solo se positivo), Giuliano Montaldo il regista da poco scomparso, Vittorio Gassman, Enzo Tortora, Lina Volonghi, Fabrizio De André (malato di Genoa), leggenda racconta che persino Frank Sinatra abbia voluto la cravatta rossoblù per il suo ultimo viaggio in onore delle sue origini liguri. Vero o no, resta il fatto di come giocare al Ferraris sia sempre un’emozione unica, è il calcio vero, fatto di sangue e di passione.Oltre la categoria ed i risultati.

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