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Opere idrauliche anti alluvione. Come è messo il Valdarno Aretino

Sono passati più di 56 anni dall’alluvione di Firenze, ma ogni volta che l’Arno si ingrossa, soprattutto i più anziani, non possono non ricordare quelle devastazioni del 1966. Nei giorni scorsi, la pioggia insistente, ha creato più di una preoccupazione ma per fortuna, in Valdarno, a parte qualche piccolo intervento, la situazione è rimasta sotto controllo. Ma oggi la vallata è più sicura dal rischio idrogeologico? E se piovesse come allora, il sistema reggerebbe? E bene innanzitutto chiarire che l’evento del ’66 è considerato duecentennale e fu assolutamente straordinario, soprattutto perché la pioggia cadde incessante per giorni interi. Oggi il clima è cambiato. Ci sono fenomeni più localizzati, di grande intensità ma più brevi. Inoltre rispetto al ’66 abbiamo un piano di protezione civile che allora non c’era. Venendo alle opere, l’alluvione di metà anni sessanta, in Valdarno, fu provocata non tanto dallo straripamento dell’Arno, quanto dall’esondazione degli affluenti. Da questo punto di vista sono stati eseguiti interventi di arginatura in molti torrenti. Alcuni lavori di una certa rilevanza sono stati poi fatti, ma c’è ancora da intervenire, ad esempio, sul sistema delle casse di espansione e sulla diga di Levane e la Penna. Per quanto riguarda il primo aspetto, sono state realizzate, in questi anni, le casse di espansione sull’Ambra, sul Lusignana, a Valdilago e alla Penna di Terranuova.
Restano da realizzare quelle a Scrafana e al Pestello, nel comune di Montevarchi. L’intervento più massiccio è legato però all’innalzamento della diga di Levane, che costerà svariati milioni di euro. Prevista una laminazione di circa 9 milioni di metri cubi stimati in modalità statica, e un abbattimento del picco di piena a fronte di una portata entrante di circa 2650 mc/s, pari a circa 750 mc/s. L’opera consentirà anche di diminuire i battenti idrici a valle della diga e una più efficiente immissione di tutti gli affluenti. Interesserà una popolazione di oltre 100mila abitanti, con il Valdarno in primo piano. Importante anche la manutenzione che ha portato avanti, in questi anni, il Consorzio di Bonifica Alto Valdarno. Sono 260 i chilometri di reticolo di gestione inseriti nel piano delle attività proposto per il 2023, compreso l’Arno, che da solo misura 33 km. La vallata è attraversata da un insieme di tratti diversi per caratteristiche, pendenze, ambientazioni, ma tutti delicati e fragili, soprattutto di fronte all’assalto di eventi meteorologici sempre più violenti e concentrati. Riguardo invece l’esecuzione del Piano delle Attività 2022 in tutte le aree, è ormai prossimo alla conclusione. I corsi d’acqua valdarnesi sono invasi in modo significativo anche dal Poligono del Giappone, una pianta infestante molto pericolosa anche per la sicurezza idraulica, poiché riesce a costruire in poco tempo fitti muri verdi, a distruggere l’ecosistema locale e a rendere molto più fragili gli argini. Per contenerne la diffusione, sarà necessario attendere la fine del suo ciclo vegetativo e adottare molte precauzioni, tra cui l’abbruciamento sul posto, per evitare che si propaghi e si diffonda ulteriormente.

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