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Presenza del lupo tra il Valdarno e i monti del Chianti. Se ne parlerà a Cavriglia con il massimo esperto italiano

L’Associazione Culturale Montegonzi ha organizzato per sabato 25 marzo alle ore 21, nella sala del Circolo della Filarmonica, un incontro dal titolo: “Attenti al Lupo!?” Ospite della serata sarà Luigi Boitani, massimo esperto italiano di questa razza. Iniziativa molto interessante, perchè nell’ultimo periodo gli avvistamenti, anche in zona, dell’animale, si sono moltiplicati e come ha ricordato l’assessore cavrigliese Sonia Tognazzi eventi come questo possono aiutare le autorità competenti a ricercare una soluzione concreta, per la convivenza con il lupo e il mantenimento del difficile equilibrio tra natura selvatica e presenza umana.
Che questo affascinante esemplare si aggiri tra il Valdarno ed i monti del Chianti, è ormai una certezza, confermata dai sempre più recenti avvistamenti. Tanti gli episodi simili negli ultimi anni, per un fenomeno che accomuna ormai diverse zone della Toscana, da Firenze a Livorno, da Arezzo a Lucca.
“All’inizio degli anni Settanta in Italia sopravvivevano un centinaio di lupi, quasi tutti arroccati nelle montagne dell’Abruzzo – ha spiegato Luigi Boitani – Cinquant’anni dopo, l’animale è tornato a colonizzare anche zone dove non si vedeva da più di un secolo e ha ripreso a popolare l’Italia: gli Appennini, soprattutto, le colline della Toscana, infine le Alpi, con sconfinamenti verso le città. È un “ritorno naturale” – ha aggiunto –  favorito dal fatto che il lupo è una specie particolarmente adattabile, dall’inserimento di questo animale tra le specie protette, dal divieto di cacciarlo e dal progressivo abbandono delle montagne da parte dell’uomo. Le zone agricole pedemontane sono rimaste incolte e sono tornati a moltiplicarsi caprioli, cervi, daini, cinghiali. Il lupo ha ripreso a moltiplicarsi perché ha ritrovato un habitat in cui muoversi e prede da mangiare svolgendo il suo ruolo indispensabile di regolazione delle popolazioni di prede come i cinghiali”.
Pertanto il canide, pur rappresentando, tuttora, nell’immaginario di molte persone l’essenza stessa di ferocia e malvagità, è gradualmente divenuto una testimonianza tangibile di una elevata naturalità e ‘salute’ dei nostri boschi. Ma questa insolita presenza suscita interessi diversi e spesso contrastanti. Infatti, per ampi settori della popolazione rurale e venatoria,  rappresenta uno scomodo competitore, un elemento di conflitto con le attività umane. Un grave problema per tutte le aziende che lavorano nel mondo agricolo e dell’allevamento. Recentemente si sono moltiplicate assemblee pubbliche, denunce degli allevatori e delle associazioni di categoria, che hanno chiesto alla Regione Toscana, dove è istituita la Task force lupo, che si occupa anche della gestione delle popolazioni ibridi cane lupo e cani incustoditi, di affrontare il problema con un approccio scientifico, ascoltando gli esperti.
L’iniziativa di sabato a Cavriglia rientra in quest’ottica.  Con la presenza di Luigi Boltani.      Professore ordinario di Zoologia alla Sapienza Università di Roma, dove ricopre le cattedre di Biologia e conservazione della fauna selvatica e di Ecologia animale e biologia della conservazione, dopo aver lavorato negli anni ‘70 per l’Università di Yale (USA), è poi tornato in Italia, all’Università dell’Aquila, dove ha ricoperto la cattedra di zoologia. Autore di 10 libri, oltre 300 contributi scientifici (su riviste e libri), innumerevoli comunicazioni a congressi e circa 80 rapporti tecnici nel campo della biologia della conservazione, è conosciuto soprattutto per il suo lavoro riguardo al lupo, specie della quale è uno dei massimi esperti italiani, nonché mondiali.                                                                    Nell’arco della sua carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, fra cui il WWF International Conservation Award. Collaboratore di Airone, è stato anche conduttore della trasmissione televisiva Pan. È stato presidente dal 2009 al 2011 della Society for Conservation Biology ed è attualmente presidente del Large Carnivore Initiative for Europe. Ha svolto attività di ricerca in molte aree protette italiane su incarico degli enti di gestione, delle Regioni e del Ministero dell’ambiente.

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