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Avanti Montevarchi: “Non tutti i cittadini sono uguali per gli urbanisti di Palazzo Varchi”

“Non tutti i cittadini sono uguali per gli urbanisti di Palazzo Varchi”. E’ l’accusa lanciata dal coordinamento di Avanti Montevarchi che ricorda come il Consiglio comunale abbia approvato a maggioranza osservazioni a una variante urbanistica che non erano attinenti alla stessa.
“L’oggetto della variante era la suddivisione in sub comparti di alcune aree edificabile a seguito di una manifestazione d’interesse pubblicata dal Comune. Ma sono state presentate osservazioni che riguardavano il cambio di tipo di intervento su alcuni edifici; una fattispecie completamente diversa”.
L’opposizione rammenta che in casi analoghi in passato il settore tecnico comunale e l’organo politico-amministrativo avevano risposto: “Osservazione non pertinente in quanto non coerente con gli obiettivi della variante”. E pure stavolta l’ufficio ha proposto la controdeduzione di rito.
“Incredibilmente, in fase di esame da parte della competente commissione consiliare – riprende – il presidente Francesco Renzi proponeva una controdeduzione che negava quella dell’Ufficio Comunale ed ammetteva le osservazioni sui cambi di tipo d’intervento di proprietà degli osservanti. I consiglieri di maggioranza, naturalmente, esprimevano voto favorevole confermandolo poi nella seduta del Consiglio. Così, inopinatamente, la maggioranza consiliare, su proposta del chirurgo improvvisatosi urbanista, al secolo Francesco Renzi, in barba all’oggetto della variante come definita e circoscritta da una specifica procedura ad evidenza pubblica, ha deciso che alcuni cittadini vedessero accolta loro richiesta. Numerosi altri, invece, con le stesse esigenze ma che non hanno avanzato osservazione perché coscienti che non era quello l’atto giusto, sono rimasti con le pive nel sacco”.
Secondo Avanti Montevarchi è “un modo inaccettabile di procedere laddove si pensi che siamo in fase di revisione degli strumenti urbanistici e quelle istanze specifiche e particolari, accolte senza che fossero oggetto della manifestazione pubblica emessa dall’Ente, dovevano essere esaminate nel complesso della casistica solo al momento nel quale il Comune avesse garantito a tutti i cittadini medesime possibilità e, quindi, parità di trattamento”.

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