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Grazie al libro di Filippo Boni oggi al Campidoglio si è parlato per la prima volta a Roma della strage nazifascista di Cavriglia

Grande emozione e tanta partecipazione questo pomeriggio in Campidoglio, a Roma, nella bellissima Sala della Protomoteca, dove grazie all’ultimo libro di Filippo Boni, “Muoio per te”, per la prima volta in quasi 80 anni è stata portata nella Capitale la storia delle vittime del massacro nazifascista che si consumó a Cavriglia tra il 4 e l’11 luglio del 1944, compiuto dalle truppe tedesche della Hermann Goring, nel quale persero la vita 192 civili maschi innocenti.
Mai prima d’ora a Roma si era parlato del massacro e praticamente dimenticata era rimasta questa strage che in termini numerici è la quarta in Italia dopo Marzabotto, Sant’Anna e Fosse Ardeatine.
All’evento, insieme all’autore, hanno partecipato anche l’assessore alla cultura del Comune di Roma Miguel Gotor, storico, la conduttrice del Tg1 Cecilia Primerano, il figlio dell’autista di scorta di Aldo Moro Domenico Ricci, Giovanni, il figlio di una vittima della strage nazista Giampaolo Camici.
Tanti i familiari delle vittime di Cavriglia che sono venuti a Roma appositamente in pullman per assistere all’evento e nell’occasione per la prima volta hanno incontrato i familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine e anche quelli delle vittime di Via Fani, sopraggiunti a Roma perché protagonisti di un altro libro di Filippo Boni, “Gli eroi di Via Fani” (Longanesi).
Incredibile come un libro a volte possa dar vita a momenti storici davvero profondi ed emozionanti come quello di questo pomeriggio.
La strage di Cavriglia non ha neppure avuto processi nel corso dei decenni. Il magistrato militare Marco De Paolis ha spiegato che nel corso della sua carriera e dei processi imbastiti ai danni dei gerarchi che hanno compiuto le stragi in Italia tra il 2003 ed il 2013, non è stato purtroppo possibile reperire notizie sui responsabili dei massacri di Cavriglia.
“C’è un unico modo per restituire dignità e giustizia ai familiari delle vittime di questa strage oggi – ha detto Filippo Boni -: coltivare la memoria, raccontare le loro storie, parlare della loro sofferenza e di come attraverso la resilienza, sono riusciti a trasformare in positivo questa immensa tragedia. Oggi la comunità di Cavriglia è un esempio di civiltà in tutta la Toscana, civiltà costruita dalle radici della sofferenza di questa immane tragedia. Sta a noi oggi consegnare il suo senso più profondo ai giovani che poco o quasi nulla sanno, di tutto questo. Se i conflitti nel mondo stanno continuando a proliferare, è perché forse non siamo stati abbastanza capaci di riuscire a fare memoria”.

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