Cerca
Close this search box.

Il fantasma del Serristori raccontato sul sito della Regione dedicato alla promozione turistica

E’ una storia molto conosciuta dai figlinesi e non solo. Una storia affascinante che ha sempre scatenato le curiosità e le fantasie nel corso dei secoli. Stiamo parlando della cruenta vicenda di Veronica Cybo, della bella Caterina e del fantasma della villa di San Cerbone, sede dell’ospedale Serristori. Questo racconto di una storia figlincisana è tra quelli pubblicati sul sito www.toscanaovunquebella.it, il progetto online – realizzato lo scorso luglio dalla Regione, con il supporto di Anci Toscana, Fondazione Sistema Toscana e Toscana Promozione – che si pone l’obiettivo di promuovere i comuni toscani dal punto di vista turistico. Il tutto chiedendo proprio a loro di raccontare una storia curiosa e inedita, che sia in grado di diffondere notizie attinenti alle peculiarità del proprio territorio con  la tecnica dello storytelling.Nell’aderire a questo progetto, il Comune di Figline Incisa ha scelto di affidarsi al giovane scrittore incisano Andrea Campucci. Ciò che ne è venuto fuori è una rivisitazione della storia di Veronica Cybo, figlia del duca Carlo I Cybo-Malaspina di Massa, moglie di Jacopo Salviati (consigliere del granduca Ferdinando II) e, soprattutto, fantasma che infesta villa San Cerbone, l’attuale sede dell’Ospedale Serristori di Figline. Infatti la leggenda narra che – dopo una serie di tradimenti e sotterfugi datati XVII secolo, che spinsero la donna a commissionare l’omicidio della sua rivale in amore – Veronica finì in esilio proprio in quell’edificio e lì tornò dopo la sua morte, come fantasma. Nella storia di Campucci, però, non è la duchessa Cybo ad essere protagonista: l’attenzione, infatti, si sposta su un altro spettro che, nel parlare in prima persona, lamenta la sua mancanza di fama tra i suoi concittadini figlinesi e si affida a quelli di Incisa, sperando che almeno loro ne mantengano viva la memoria: “C’ho riprovato tante volte, con acconciature tutte diverse, ogni tanto mi piace vestirmi pure da infermiera e far due chiacchiere con qualcuno. Un giorno lasciai anche una mia impronta sul muro. E che diamine! Non ci vedete? Ma vi sembra il piede d’una baciapile del seicento quello? Ora s’è fatto perfino il  comune unico con Incisa,speriamo che questi nuovi compaesani c’abbiano un po’ più di sale in zucca!”

 

Articoli correlati