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Viaggio di speranza e solidarietà delle Acli a Leopoli. Il racconto di Damiano Bettoni

Erano partiti per Leopoli in Ucraina con un obiettivo preciso: prendere contatto con gli amministratori della Regione e le strutture ospedaliere e attivare un ponte di solidarietà per far fronte all’emergenza. Della delegazione delle Acli, guidata dal presidente nazionale Emiliano Manfredonia, faceva parte anche il segretario generale dell’Associazione Cristiana Lavoratori, il valdarnese Damiano Bettoni, già vicesindaco e assessore a San Giovanni. Al ritorno racconta il senso e i contenuti di un viaggio che si è concluso con un gesto concreto: accompagnare in Valdarno, lontano dalla guerra e dai drammi vissuti, quattro profughi, due donne fuggite dal conteso Donbas e una madre con un figlio adolescente scappati da Odessa dopo aver visto i missili cadere vicino casa.
“Le Acli da anni sono presenti nel Paese con una sede – spiega Bettoni – per seguire le pratiche anche ai fini pensionistici degli ucraini che rientrano in patria dopo aver lavorato in Italia. Un rapporto consolidato nel tempo e ci è sembrato giusto in un momento così drammatico esprimere la vicinanza di tutta l’associazione a chi continua ad operare per il nostro patronato in queste settimane così difficili”.
Appena giunta a destinazione, la delegazione, composta anche dal direttore della Caritas Italia don Marco Pagniello e dal vicepresidente della Cei mons. Giuseppe Baturi, ha incontrato i rappresentanti istituzionali, il vicepresidente della Regione dell’Oblast, Color Iuri, e il direttore del Dipartimento della Cooperazione Internazionale, Roman Shepeyak, per capire i bisogni e le necessità della popolazione e del tessuto economico. “Le richieste riguardano anche il futuro – riprende Bettoni. Qualcuno in grado di impiantare una fabbrica nella regione quando il conflitto finirà. Ma nessuno ipotizza che succederà in tempi brevi e lo dimostra la raccomandazione che ci ha rivolto un amministratore: cercate di garantire l’istruzione e l’educazione ai nostri figli”. Al termine dell’incontro è stata donata una bandiera dell’Europa.  
Tra un allarme aereo che risuonava e l’altro, Bettoni e i componenti del gruppo hanno poi visitato il reparto prematuri dell’ospedale pediatrico della città e il rifugio per i piccoli pazienti e le madri allestito negli scantinati della struttura.

“E’ stato già stabilito che sarà promossa una raccolta fondi per acquistare un’ambulanza per il trasporto neonatale e farmaci per i piccini. Si aggiungeranno al primo carico già inviato di 25 mila medicinali salvavita per il reparto di cardiologia del St. Luca’s Hospital a Lviv, nel distretto di Leopoli”. Quindi la delegazione è stata ricevuta dall’Arcivescovo di Leopoli, Mons. Mieczysław Mokrzycki, al quale è stata donata la colomba della Fraternità di Romena da sempre simbolo di pace e di dialogo tra i popoli.
“Rientrati in Polonia – prosegue Bettoni – ci siamo diretti verso il confine e Przesimyl dove si trova il principale punto d’arrivo dei profughi. Un centro commerciale dismesso, capolinea di decine e decine di pullman che scaricano donne e bambini con le loro vite racchiuse in una valigia. Avevamo quattro posti liberi nel pulmino ed è stato naturale metterli a disposizione. Grazie alla Croce Rossa mi sono accreditato come driver e, dopo i necessari controlli, ci sono state affidate due signore sessantenni e una mamma con un figlio minorenne. Nel frattempo abbiamo preso contatti con la Caritas di Montevarchi che ha subito accettato di ospitare in comunità il gruppetto assicurando anche la necessaria mediazione linguistica”.

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