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Silvia Chiassai a fianco della Cisl. “Inaccettabile scaricare sui cittadini l’inefficienza della politica sanitaria regionale”

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“Netta contrarietà all’innalzamento dell’Irpef regionale, con 200 milioni di nuove tasse, per coprire il deficit della sanità toscana”. E’ quanto ribadito questa mattina dal sindaco di Montevarchi Silvia Chiassai Martini e della segretaria generale della Cisl di Arezzo Silvia Russo (intervista in alto), che hanno presentato un documento congiunto già inviato all’attenzione del presidente Giani. Nel loro intervento il primo cittadino di Montevarchi e la rappresentante sindacale hanno sottolineato che l’innalzamento dell’Irpef deciso dall’esecutivo regionale colpirà soprattutto la classe media, costretta a versare 120 euro in più all’anno per chi guadagna 35 mila euro, 360 euro all’anno per i redditi sopra i 50 mila euro e 1080 euro all’anno per i redditi dai 100mila euro in su. “Un incremento deciso senza alcun confronto con i sindacati e le parti sociali ed economiche della Toscana in un momento storico in cui molte famiglie sono in difficoltà per l’aumento diffuso e generalizzato del costo della vita – hanno spiegato – Tutto ciò per coprire il deficit della sanità che viene da lontano, nato con il “buco” della ASL di Massa mai ripianato, che ha portato la Regione al rischio commissariamento già con il primo Governo Conte, sotto la Presidenza Rossi, fino a raggiungere i 500 milioni di euro di deficit nel 2022.

E’ stato poi ribadito che, distanza di nove anni, la decisione delle mega Asl si è rivelata inefficace, con un aumento dei costi e un peggioramento della qualità dei servizi. “La decisione che la Regione prese d’imperio, contro la volontà popolare, ha portato nuovamente ad una condizione a rischio di commissariamento, che ancora una volta non si riesce a gestire e si decide di ricorrere ad una soluzione tampone, più semplice ed immediata, l’aumento delle tasse, a totale danno dei cittadini incolpevoli – hanno aggiunto Chiassai e Russo –
E’ chiara ormai da anni la grave assenza di visione e di strategia amministrativa che ha portato al taglio drastico di personale e servizi, nella più totale indifferenza dei danni ingenti generati al servizio sanitario toscano. Addirittura si prevedono ulteriori tagli per altri 200 milioni di euro sui piccoli ospedali e le strutture prossime tra loro, oltre alla chiusura di sportelli Asl per la prenotazione Cup e tagli addirittura al parco auto mettendo in ginocchio la sanità territoriale, determinando conseguenze drammatiche sulle zone periferiche e svantaggiate, con i cittadini nuovamente allontanati dai servizi”.

Cisl e amministrazione comunale di Montevarchi hanno ricordato che, da  anni, segnalano le disfunzioni di una sanità toscana che non risponde più alle esigenze dei cittadini e degli stessi professionisti della sanità pubblica i quali, “esasperati dai carichi di lavoro, hanno chiesto aiuto ma non sono mai stati ascoltati e nessuna soluzione gli è stata prospettata”. “Avevamo già sottoscritto un documento nel 2023, a cui il presidente Giani non ha mai risposto, su carenza di personale, precariato, abbandono delle professioni sanitarie, liste di attesa, depotenziamento di ospedali, reparti e servizi e drammatica carenza di risorse. Un appello caduto nel più completo silenzio – hanno proseguito – L’aumento delle tasse è solo l’ultima dimostrazione dell’incapacità gestionale da parte della Regione della nostra sanità, che ha il dovere di affrontare con responsabilità gli errori che hanno generato i conti in rosso, progettando un modello sanitario più efficiente ed efficace, attento e vicino al territorio, con una vera lotta agli sprechi e il potenziamento della sanità territoriale che permetta di contenere gli accessi impropri al Pronto Soccorso e ai servizi ospedalieri”

“Ricordiamo al Presidente Giani – pha poi puntualizzato Silvia Russo – che le riforme si verificano e si cambiano se producono negatività, tanto più che questa di area vasta ha generato ulteriori tasse e penalizzazioni per i dipendenti. Noi siamo pronti al confronto. Ciò che può essere efficace per l’area metropolitana, non lo è sicuramente per la Asl Sud Est, grande come metà della Toscana, anche se meno densamente abitata. Il confronto è complicato ma aiuta a migliorare e cambiare”. “La Regione – ha concluso Chiassai – non può permettersi di far ricadere sui cittadini i danni di una cattiva gestione sanitaria, la responsabilità di risultato deve essere in capo alle singole Asl e ai loro dirigenti. La Regione ha il dovere di garantire un servizio sanitario in cui il cittadino torni ad essere al centro, i professionisti, i servizi e gli ospedali siano una concreta priorità di intervento”.

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