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“Auguri Francesco!!”. I 70 anni di Moser, leggenda italiana. I suoi legami con il Valdarno

Francesco Moser, che oggi festeggia i 70 anni, è stato l’epigono del vecchio ciclismo contadino, ma anche il primo corridore moderno della storia, sperimentando nuove tecnologie e metodi di preparazione. Viene dalla Val di Cembra dove il Trentino si fa montagna vera e da una famiglia con 12 fratelli, tre dei quali ciclisti professionisti prima di lui, Enzo, Aldo e Diego: dopo lo saranno anche i nipoti Diego e Leonardo ed il figlio Ignazio, passato oggi ad un altro tipo di popolarità.
Ma..nessuno come lui, lo “sceriffo”, che imparò da giovane il mestiere nella nostra Toscana, storica e rinomata bottega del pedale.
Al Bottegone di Pistoia videro arrivare questo ragazzone dotato di una forza mostruosa ma da..svezzare. Il mio amico Marco Pampaloni, all’epoca suo compagno di squadra ricorda sempre che alla prima corsa, un circuito cittadino a Firenze, vide alla partenza il giovane montagnard affettarsi tranquillamente pane e salame in barba alle più comuni regole alimentari. Pronti via e…già davanti a tutti…”dove va questo?”. E subito un mezzo giro di vantaggio, altro che pane e salame!! E anche il Valdarno ha fatto la sua parte: Graziano Salvietti, il “gufino” da Figline e Dante Morandi da Tosi sono stati suoi scudieri. E poi alla Fam Cucine di San Giustino Valdarno, la fabbrica tirata su dal commendator Lidio Fabiani….Ed io ben ricordo le presentazioni di quella squadra con Giorgio Martino e il celebre Corrado Mantoni per lo sguardo ammirato del commendatore che io riverivo come si deve.
Che tempi quei tempi: a cavallo fra i ’70 e gli ’80 del vecchio secolo a pochi chilometri da San Giustino era posto il quartier generale del grande rivale, la Del Tongo di Beppe Saronni. Campioni agli antipodi: generoso, attaccante dal vento in faccia, polemico Francesco. Tattico, veloce, furbo come una faina Beppe, che all’apice della rivalità fra i due disse durante una “Tirreno Adriatica “quello la lo batto anche con le ciabatte”. Apriti cielo!! Al campionato italiano di Compiano sui colli parmensi fu sfiorata la rissa non solo verbale. Fu una rivalità accesa e vera che Moser soffrì soprattutto nei primi anni ’80 per prendersi poi succose rivincite nel finale di carriera con i successi alla Sanremo, al Giro e la conquista del record dell’ora che aprì una nuova strada e non senza polemiche.
Ed anche noi ventenni dell’epoca ci dividevamo: messo da parte il tifo calcistico, l’estate era dedicata al gran duello ciclistico. Ed al bar Valentino di San Giovanni volavano parole grosse e persino qualche azzuffatina nel nome dell’uno o dell’altro. Ed anche alle corse equipaggi divisi a seconda della appartenza e del tifo. E poi ricordo di aver seguito dalla macchina un giro della Toscana per un’avventurosa radiocronaca con il collega Fabrizio Biondi e tanti gettoni telefonici nelle tasche. Sulle “piastre” prendono il volo Francesco in maglia Sanson e Walter Riccomi. E su di grande lena alla faccia di chi diceva come il corridore trentino fosse fermo quando si cominciava a salire. Si andava su con il 42 davanti e il 19 -21 dietro come rapporto, non come adesso. Nella valle del Reno, verso Porretta, Riccomi non dà un cambio perché è a corto di benzina. Ed allora quel satanasso di Moser si inventa un bordo strada che costringe il compagno di viaggio a prendere più che la ruota il.. vento addosso. Si lima il cordolo di asfalto ed è uno spettacolo di tecnica e astuzia vissuto live…
Oggi lo sceriffo compie 70 anni nella sua tenuta dove si produce un gran vino e dove c’è una parte che rievoca tutte le sue grandi imprese in bicicletta. Sempre tirato e in grande forma. Per lui ho palpitato nella mia già lontana giovinezza e brindo caramente…

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