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L’altra domenica. La grande paura della politica…

C’è un denominatore comune nella politica italiana, quella sottointesa con la p maiuscola o…minuscola, fate un po’ voi. Ed è la “paura” del voto, un sentimento trasversale che oggi accomuna tutti gli schieramenti politici, in gran parte presenti nell’attuale compagine di governo. Insomma, il primo messaggio inviato ai parlamentari è chiaro: niente elezioni anticipate ma fine della legislatura nei tempi stabiliti, e cioè… si va a votare soltanto nel 2023. Lo stato di emergenza, le tanto decantate lodi a Draghi e Mattarella non sono sufficienti a spiegare del tutto questa posizione comune. Senza apparire maliziosi è assolutamente lecito pensare ad altri motivi. E cioè quelli legati alla più che certa mancata rielezione di molti e alla riduzione numerica che avrà il prossimo parlamento disegnando uno scenario del tutto nuovo e imprevedibile. Ad ostacolare il progetto elezioni 2023 esistono un paio di variabili tuttavia da non trascurare. Che passano..entrambe dalla non procrastinabile prossima elezione del nuovo presidente della Repubblica, che di fatto potrebbe mutare gli equilibri.
Sfumata da tempo l’ipotesi di un Mattarella bis, è facile pensare che se non venisse eletto un capo di stato a larga maggioranza (e possibilmente in breve tempo), potrebbero cambiare anche le coordinate per palazzo Chigi con lo spettro delle temutissime elezioni. Così come appare al momento difficile la strada che porterebbe Draghi al Quirinale, un nome reclamato da molti ma che allo stesso tempo porterebbe di filata verso le urne. E dunque è oggi lecito dire come l’elezione del Presidente segni un passaggio fondamentale per il futuro della politica e del paese.

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