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Katia Alberti, la 30 enne positiva al Covid morta in Versilia, aveva abitato con la famiglia in Valdarno

Aveva vissuto per qualche anno in Valdarno la famiglia di Katia Alberti, la 30enne morta il giorno di Ferragosto all’ospedale della Versilia. Era risultata positiva al Covid ed era in quarantena con il fidanzato da alcuni giorni. I suoi trascorsi valdarnesi, insieme alla famiglia, il padre Alfonso e la madre Caterina, distrutti dal dolore, sono stati ricordati questa mattina dall’avvocato del foro di Arezzo, Lorenza Calvanese, intervistata dal quotidiano “La Nazione”. I genitori, infatti, hanno deciso di affidarsi ad un legale per fare piena luce sulla vicenda. Vogliono vederci chiaro e capire cosa sia realmente successo in quei giorni a cavallo del 15. “Negli ultimi istanti – ha detto, tra le lacrime, il padre – la stringevo tra le braccia. Prima mi ha chiesto un po’ d’acqua. ’Papino, mi dai da bere?’. Poi ha cominciato a farfugliare qualcosa. Ha capito quello che le stava succedendo, ’Papà – mi ha detto – è troppo tardi…”. Già la prossima settimana, probabilmente, il legale presenterà una denuncia contro ignoti alla Procura di Lucca. “La ragazza – spiega a La Nazione – non aveva patologie, era sana. Aveva avuto un intervento di chirurgia estetica venti giorni fa, in una clinica di Firenze. Rilevante? Irrilevante? I medici sospettano che il decesso sia dovuto ad una complicanza acuta del Covid, aspettiamo l’esito dell’autopsia svolta dall’ospedale. Tutto è possibile, però – prosegue l’avvocato – la famiglia vuole delle risposte. Vuole sapere quello che è successo. Come è stata assistita e da chi è stata assistita quando ha cominciato ad avere la febbre. In queste ore ci poniamo una serie di domande a cui la magistratura dovrà dare delle risposte. Che ci piacciano, o che non piacciano. Ma delle risposte. Praticamente – aggiunge l’avvocato aretino – l’ho vista crescere. L’ho vista che era una bambina, quando con la famiglia si è trasferita in Valdarno per qualche anno. Era davvero una ragazza speciale, una grande lavoratrice. Sapevo che aveva aperto un negozio di alimentari ’Sapori del Sud’, poi la pizzeria insieme al suo compagno, Emanuele. Suo padre era molto orgoglioso, avevano un rapporto speciale. Lei era l’unica figlia femmina, la più piccola. Era la gioia della famiglia…”
Katia, che qualche settimana prima si era sottoposta ad un intervento chirurgico e non era vaccinata al Covid, la prima settimana di agosto, aveva scoperto di essere positiva. Ma i sintomi erano lievi: un po’ di febbriciattola, qualche dolore muscolare. Il tampone aveva confermato la diagnosi. Poi il peggioramento da martedì 10 agosto e il trasferimento all’ospedale Versilia, dove è giunta nel primo pomeriggio del 15 già in arresto cardiocircolatorio. Per circa un’ora, nella “bolla“ Covid del Pronto Soccorso, i medici dell’emergenza hanno tentato la rianimazione cardiopolmonare avanzata. Ma Katia non ha mai ripreso conoscenza, il suo cuore non è mai ripartito. E alle 15 è stato dichiarato il decesso.

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